E’ stato approvato lo scorso 3 marzo 2016 dal Consiglio dei Ministri il Disegno di legge delega che recepisce le Direttive Europee sugli Appalti e riscrive completamente il Codice degli Contratti Pubblici. Il testo, dopo i necessari passaggi in Consiglio di Stato, Conferenza Unificata e presso le Commissioni parlamentari competenti, sarà approvato in via definitiva entro il 18 aprile e porterà ad un cambiamento radicale nella filiera degli appalti pubblici.
Il nuovo Codice, che consiste in 216 articoli rispetto ai 660 del Dlgs 163/06, prevede una semplificazione complessiva delle procedure di acquisto e introduce nel nostro ordinamento alcune innovazioni importanti, che vanno nella direzione di incrementare la qualità complessiva non solo della gara pubblica ma soprattutto dell’esecuzione del contratto, che, come noto, rappresenta la fase più delicata e rischiosa di tutto il ciclo dell’appalto. Tra le novità più rilevanti:
OFFERTA ECONOMICAMENTE PIÙ VANTAGGIOSA: nel nuovo testo è abbandonato il criterio del massimo ribasso, che resterà solo per le gare di importo più basso, in favore dell’offerta economica più vantaggiosa che permette di valutare anche la qualità dell’offerta e le garanzie offerte in termini sociali e ambientali.
PROGETTAZIONE: assume un ruolo fondamentale e si articola in tre livelli: progetto di fattibilità, progetto definitivo e progetto esecutivo. Questo dovrebbe limitare il numero di varianti di progetti e l’aumento di costi e tempi.
RUOLO ANAC: all’Autorità è affidato un ruolo centrale nella riforma con funzioni di controllo, monitoraggio ed anche capacità sanzionatorie nonché di adozione di atti di indirizzo quali linee guida, bandi e contratti tipo.
QUALIFICAZIONE DELLE STAZIONI APPALTANTI. L’Anac terrà un apposito elenco di cui faranno parte anche le centrali di committenza. Le amministrazioni non qualificate potranno scegliere fra varie strade: il ricorso autonomo agli strumenti telematici di negoziazione messi a disposizione dalle centrali di committenza qualificate (tipo Consip), il ricorso a una centrale di committenza qualificata, l’aggregazione con una o più stazioni appaltanti aventi la necessaria qualificazione. I Comuni non capoluoghi potranno fare ricorso a una centrale di committenza o a soggetti aggregatori qualificati o ancora fare ricorso a unioni di Comuni qualificate come centrali di committenza ovvero associarsi o consorziarsi in centrali di committenza.
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Lo Sportello Appalti organizza il 6 maggio prossimo una giornata interamente dedicata all’illustrazione del nuovo Codice.