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L’Isola in Movimento. Intervista ad Alessandro Faticoni, Faticoni Spa

29 Set 2015

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Di cosa si occupa la sua azienda e come si è evoluta negli ultimi anni?

La Faticoni S.p.A. è un”azienda con oltre 35 professionisti che si occupa di ICT – Information Communication Technology, fornendo sia soluzioni standardizzate, sia prodotti e servizi ad alto valore aggiunto in materia di informatica telecomunicazioni e integrazione di sistemi. L’azienda
cura l’intero ciclo di vita delle soluzioni che propone, partendo dalla consulenza iniziale per arrivare alla ideazione, progettazione, realizzazione e la successiva manutenzione. L’ambito di applicazione delle soluzioni è trasversale al mercato ed è rivolto principalmente alla Pubblica Amministrazione, ma anche al settore privato, cioè alla Piccola media Impresa (PMI) e ai professionisti della Sardegna. Nei nostri 35 anni di attività ci siamo evoluti in base alle esigenze dei clienti e alla tecnologia in continua evoluzione. Ci piacciono il cambiamento e le nuove sfide.

Quali sono le carte che la Sardegna può e deve giocare nel settore ICT?

La Sardegna ha un tessuto economico ben organizzato e strutturato nel settore ICT e in regione si stanno sviluppando competenze importanti anche su mercati verticali, legati alla PA, ma non solo. Questi mercati riguardano prevalentemente il web, la modellazione 3D, i sistemi di automazione, i servizi cloud, i big data e gli open data.  Il punto di forza del settore è nel know how e nelle competenze, che possono essere spese anche fuori dal territorio regionale. Il punto di debolezza è nella dimensione delle imprese, che restano piccole, e nella loro sottocapitalizzazione, che mal si concilia con un settore che necessita di continui investimenti.

Come siete strutturati per partecipare agli appalti pubblici?

Partecipiamo in media a circa 200 gare l’anno, principalmente in Sardegna ma anche fuori dalla regione. Abbiamo un ufficio strutturato per settori merceologici e un team che si occupa delle offerte tecniche, con una specializzazione di competenze a seconda del mercato di riferimento.

Qual è il suo giudizio sul sistema delle gare pubbliche? Quali sono gli ostacoli che impediscono alle aziende di partecipare con maggiore fiducia al mercato pubblico?

Il mercato degli appalti è sempre più complesso e il processo di aggregazione degli acquisti, se da un lato è comprensibile per le esigenze di contenimento della spesa pubblica, dall’altro rischia di penalizzare le imprese più piccole che hanno una capacità finanziaria e di contrattazione limitata. La suddivisione delle gare in lotti, verso cui sembrano spingere anche le nuove direttive europee, non risolve il problema della partecipazione delle PMI al mercato degli appalti, perché i requisiti di accesso, anche sul singolo lotto, restano sempre molto alti e i fatturati richiesti risultano irraggiungibili per gran parte delle imprese del settore.

Io credo inoltre che il rapporto di prossimità tra impresa e stazione appaltante abbia un suo valore e debba essere salvaguardato: le aziende commerciali di prossimità hanno un ruolo di affiancamento e consulenza dell’utente e il concetto di “servizio” è un valore a cui non dobbiamo rinunciare: ecco perché credo che sia indispensabile, nei processi di riforma in corso, tenere conto di un equilibrio non semplice tra i risparmi che la razionalizzazione e l’aggregazione delle stazioni appaltanti comporta e i costi che essa produce sul sistema delle imprese.

Noi come Faticoni ci stiamo muovendo in questa direzione: continueremo a fornire prodotti standard utilizzando Consip e le piattaforme regionali di acquisto, ma al tempo stesso puntiamo ad erogare soluzioni a valore aggiunto complesse con più margine e con più valore aggiunto.

Cosa ne pensa degli  appalti pre- commerciali? Potrebbero essere una strada per sviluppare soluzioni ICT innovative?

Sono uno strumento complesso, il cui funzionamento non è semplice da comprendere. In linea generale sono un po’ scettico sul mettere insieme il concetto di “appalto” con il concetto di “ricerca e sviluppo” perché i rischi per le imprese, anche semplicemente rispetto alle questioni di tutela del know how, potrebbero essere molto elevati. Inoltre sarebbe opportuno capire, nel momento in cui si parte con l’appalto, come si svolge la valutazione di un’idea, come si valutano idee migliori e peggiori, e su questo come sia possibile mettere a confronto imprese che magari sono ad uno stadio di sviluppo diverso della soluzione. Il tema in ogni caso è interessante e merita un approfondimento.

Sul fronte internazionalizzazione come siete orientati?

Ci stiamo guardando intorno. Ci interessano i Paesi del Centro Europa e del Medioriente, dove intendiamo stabilire partership per la partecipazione alle gare. Per il momento non siamo interessati a stabilire sedi o unità produttive all’estero, se non dopo l’acquisizione di commesse specifiche. L’internazionalizzazione ci può permettere di trovare opportunità di crescita nei mercati in espansione, anche nel settore degli appalti pubblici. Ci piacerebbe estendere le nostre attività all’estero scommettendo sulle nostre capacità, competenze e sulle nostre persone.

Ritiene che i servizi dello Sportello Appalti siano utili alle imprese e in che direzione dovrebbero svilupparsi?

Sono molto contento dell’iniziativa dello Sportello Appalti, che ha rappresentato la risposta ad un’esigenza reale delle imprese. I seminari dello Sportello sono, al di là dei contenuti specifici, momenti di confronto reali e di approfondimento di temi interessanti ed utili, anche per capire i trend del mercato pubblico. Personalmente ad oggi mi interesserebbe approfondire il tema dell’internazionalizzazione.

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