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L’isola in movimento. Intervista a Luisa Irraca

25 Lug 2013

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Come nasce Progetto H e quali servizi offre?

La Cooperativa sociale Progetto H nasce il 15 Gennaio 1983 a Macomer, da un gruppo di amici impegnati nel volontariato e interessati a promuovere una concreta integrazione nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate. Il nome Progetto H venne scelto perché il progetto attorno al quale si riunivano i fondatori si rivolgeva ai portatori di Handicap di tipo fisico, psichico e sensoriale.  Con il tempo l’area di intervento si è estesa fino a toccare l’intera categoria dello svantaggio inclusa nella Legge 8 novembre 1991, n. 381. ‘Disciplina delle cooperative sociali’ nel regolamento (CE) N. 2204/2002 e nel regolamento (CE) N. 800/2008.  La Cooperativa Sociale Progetto H sostiene e sviluppa le politiche di Welfare locale ed eroga servizi nel settore delle mense scolastiche, del turismo, dell’educazione, delle lavorazioni conto terzi, della sostenibilità.

Qual è la vostra esperienza con la pubblica amministrazione e, in particolare,  sui bandi pubblici?

Il mercato pubblico rappresenta circa l’80% del nostro fatturato e riguarda principalmente i comuni. Sul settore gare siamo molto attivi e partecipiamo in media a circa 20-30 gare l’anno. Il settore dei bandi è profondamente mutato negli ultimi 5 anni e quello a cui noi assistiamo è, oltre alla nota contrazione delle risorse pubbliche, ad un aumento significativo del numero dei competitor e ad un incremento altrettanto significativo dei ribassi. Se fino al 2007-2008 partecipavano ad una gara non più di 2-3 cooperative, generalmente del territorio, oggi partecipano  anche 10-12 cooperative, provenienti da tutta la Sardegna e spesso anche da fuori Sardegna. Per quanto riguarda invece i ribassi, nel 2007-2008 i ribassi medi andavano dal 9% al 12%, mentre  adesso si arriva anche al 24%. Questo succede anche nel caso di appalti con offerta economicamente più vantaggiosa, dove l’attenzione alla qualità del servizio e prodotto che si offre dovrebbe essere massima.

Come siete strutturati per partecipare agli appalti pubblici e quali sono le competenze chiave necessarie?

Non abbiamo un vero e proprio ufficio gare, ma all’interno delle nostre diverse divisioni, ci sono persone che si occupano della scrittura del progetto e persone che stabilmente si occupano della parte amministrativa.

Come valuta l’esperienza dello Sportello Appalti Imprese?

Erano anni che chiedevamo alle istituzioni locali di intervenire per supportare le imprese e le cooperative nell’acquisizione delle competenze necessarie a partecipare alle gare, per cui la creazione dello Sportello Appalti è un’iniziativa per noi molto rilevante ed importante. Pensi che come Progetto H siamo dovuti andare in Puglia a frequentare un corso di formazione sugli appalti che ha avuto costi notevoli, perché non si era riusciti a trovare niente sul territorio.

L’aspetto più positivo dei corsi che abbiamo svolto nell’ambito dello Sportello è, oltre all’acquisizione di competenze, il fatto di mettere insieme imprese e pubbliche amministrazioni: ci siamo  resi conto, forse per la prima volta, che anche le stazione appaltanti hanno molte difficoltà e devono rispondere ad una normativa complessa e in continuo cambiamento. Il fatto di ascoltare le problematiche e i timori di chi all’interno degli Enti, fa le gare ci ha fatto capire che anche le amministrazioni, soprattutto quelle piccole, hanno bisogno di competenze molto elevate per riuscire a rispettare le regole e al contempo redigere capitolati adeguati per le imprese. Il fatto che lo Sportello appalti si rivolga ad entrambi i mondi, li faccia dialogare  e li faccia anche conoscere (finalmente possiamo vedere i nostri interlocutori!) è un grande vantaggio per noi.

Le cooperative sociali hanno partecipato attivamente e con grande entusiasmo alle attività dello Sportello, più che le altre tipologie di imprese. Come si può spiegare questo fenomeno?

Le ragioni sono due: in primo luogo le cooperative sociali di tipo A hanno un fatturato che proviene al 100% dalla partecipazione alle gare d’appalto con la PA, per cui l’interesse verso questo settore è prioritario. Lo stesso per le cooperative di tipo B, per le quali l’80% del fatturato viene dalla PA ma non necessariamente attraverso gare. In secondo luogo, a differenza delle altre imprese, le cooperative sono impegnate direttamente nell’erogazione dei servizi, per cui non hanno i mezzi per poter pagare consulenti o per acquisire figure professionali specificatamente dedicate al settore degli appalti. In cooperativa in genere chi fa le gare è la stessa figura che poi è attiva sul fronte del servizio al destinatario finale. Ciò spiega la grande esigenza di formazione che noi abbiamo.

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