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L’isola in movimento. Intervista a Giuseppe Madeddu

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Come nasce la Cooperativa Sociale San Lorenzo e quali servizi offre?

La cooperativa nasce da una comunità di recupero nel 1997 e negli anni ha sviluppato un’esperienza significativa nel campo del reinserimento lavorativo di fasce deboli, operando in tutto il territorio del Sulcis Iglesiente, territorio caratterizzato da un grave livello di disagio sociale dove esiste un fenomeno diffuso di nuove marginalità sociali. L’azione della Cooperativa San Lorenzo si è allargata anche in territori limitrofi alla provincia di Carbonia-Iglesias, lavorando sui temi della salute mentale, utilizzando all’inizio risorse pubbliche e poi gradualmente creando luoghi e sedi possibili per un reinserimento di tali persone in nuovi contesti produttivi ed imprenditoriali.

Nel 1999 abbiamo iniziato ad occuparci di logistica industriale per conto dello stabilimento industriale ROCKWOOL, esperienza che è andata avanti fino al 2009, anno della dismissione di quella azienda e della sua delocalizzazione in Croazia.

L’area industriale (77.000 mq) è stata dunque trasferita alla San Lorenzo per lo sviluppo di un nuovo progetto nel settore della bioedilizia.

In che cosa consiste il vostro progetto?

La nostra proposta si inserisce nel filone della cosiddetta “economia verde” e prevede la creazione, all’interno dell’attuale stabilimento ex Rockwool di Iglesias, di un Bio – Distretto per lo sviluppo e la ricerca, la formazione, la gestione e l’erogazione di servizi di consulenza e la produzione di materiali per l’edilizia (mattoni, intonaci, malte in terra cruda, materassini in lana di pecora, pannelli), avvalendosi di materie prime locali della filiera corta, dalle caratteristiche intrinseche a forte risparmio energetico e a scarsissimo impatto ambientale. Il progetto prevede le seguenti attività:

1. Attivare la ricerca (certificazione ambientale ed energetica)
2. Sviluppare la produzione
3. Metterla sul mercato
4. Sviluppare azioni di formazione continua rivolte ai tecnici e agli operatori

I partner del progetto, oltre alla Cooperativa San Lorenzo, sono:
– Sardegna Ricerche, che supporta il progetto condividendone i macro-obiettivi e dando un supporto per “mettere a sistema” le competenze e le risorse che sono presenti sul territorio,
– due laboratori che si occupano di bioedilizia (MGM e CMR di Schio) che producono intonaci e mettono a disposizione le loro competenze pluriennali nel settore,
– una cooperativa che si occupa di infissi a basso impatto ambientale,
– un’azienda (Brebei) che produce e tratta lana di pecora.

Qual è lo stato di avanzamento del progetto?

Il progetto sarà sviluppato con un duplice canale di finanziamento:

1) investimento privato: siamo in attesa di un’autorizzazione regionale per la realizzazione di una Centrale a biomasse finalizzata a produrre energia termica (per combattere l’umidità delle argille), che rappresenta il primo step per poter implementare le altre fasi del progetto;

2) investimento pubblico: stiamo partecipando con la nostra idea strategica al bando del Ministero dello Sviluppo Economico “99 Ideas for Sulcis”, in scadenza il prossimo 19 aprile, attraverso il quale speriamo di poter accedere ad ulteriori finanziamenti.

Cosa pensa dei cosiddetti Acquisti Pubblici Verdi? Crede siano un’opportunità per le pubbliche amministrazioni e le imprese?

Nel settore della bioedilizia agire sulle modalità con cui si redigono i capitolati tecnici è decisivo. Solo infatti se nei bandi pubblici saranno inseriti tra i diversi parametri di valutazione anche i criteri di sostenibilità, ecocompatibilità e valorizzazione della filiera corta sarà possibile creare davvero la filiera della bioedilizia. L’idea è di attivare la domanda pubblica mettendo in moto anche l’offerta, e dall’altra parte, potenziare un mercato di imprese in grado di costringere il legislatore a prestare attenzione alle politiche sul risparmio energetico. In questo percorso stiamo già coinvolgendo gli ordini professionali, oltre agli Enti pubblici.

L’obiettivo condiviso che dobbiamo porci è quello di ridurre i costi di produzione e, in generale, i costi della casa, che pesano fortemente sui bilanci familiari.

Cosa si dovrebbe fare per promuovere l’idea di una “sostenibilità dello sviluppo” in Sardegna, che sia trasversale a tutti i settori produttivi e che sia motore di riposizionamento e conversione dell’economia regionale?

Prima di tutto bisogna ragionare sul prodotto e sul mercato e poi sull’organizzazione aziendale. Occorre cioè agire in primo luogo sulla formazione degli operatori affinché si sviluppi un’offerta di prodotti innovativi in grado di essere immessi rapidamente sul mercato. A tale fine è essenziale lavorare con i costruttori e con i tecnici, affinché acquisiscano le competenze necessarie a lavorare con prodotti e tecnologie nuove.
In  secondo luogo occorre promuovere l’idea del partenariato e della rete tra imprese, essenziale per agire su filiere complesse ed integrate. Ma se esiste il prodotto e il mercato costruire le reti non è un’impresa impossibile.

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