Di cosa si occupa la vostra azienda e come si è evoluta negli ultimi anni?
Attiva dal 2002, Contact Srl si è affermata nel tempo come azienda di punta nel campo dei dispositivi medici dedicati all”autonomia e alla mobilità di persone diversamente abili ed anziani ed è divenuta un interlocutore privilegiato nel campo dell’accessibilità garantendo assistenza tecnica ai principali operatori del settore sanitario ed ortopedico. A partire dal 2007, Contact ha ampliato il proprio mercato fuori dalla Sardegna e attualmente progetta e installa in tutta Italia montascale, servoscala e piattaforme elevatrici per il superamento delle barriere architettoniche.
L’azienda ha 12 dipendenti, ai quali si aggiungono numerosi collaboratori esterni. Il nostro “motore” è l’ufficio tecnico, con 2 ingegneri meccanici e 1 programmatore impegnati nella progettazione dei dispositivi e nello sviluppo di software tecnici specifici. Ad esso si aggiungono l’ufficio comunicazione e sviluppo, con altri due impiegati, l’ufficio amministrativo e la segreteria. In Sardegna le installazioni vengono effettuate dai tecnici dipendenti dell’azienda, mentre fuori regione opera la rete dei collaboratori esterni.
Qual è l’aspetto peculiare che vi contraddistingue e il vostro punto di forza?
Il nostro approccio e la nostra metodologia partono dalla convinzione che l’abbattimento delle barriere “culturali” verso il mondo della disabilità sia importante almeno quanto il superamento delle barriere architettoniche vere e proprie. Per questo operiamo su ambo i fronti: non vogliamo essere solo coloro che forniscono i dispositivi o vendono i prodotti, ma anche essere riconosciuti come un’azienda attenta alle problematiche, che contribuisce a creare cultura e a informare e sensibilizzare sui temi legati accessibilità e alla disabilità in generale.
Per questa ragione abbiamo creato un articolato sito web (www.contactsrl.it) per far conoscere i prodotti e la nostra metodologia di lavoro. Il nostro blog (www.contactsrl.it/blog/), è stato concepito invece come veicolo e strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’accessibilità.
Come azienda vogliamo dare un contributo alla crescita e allo sviluppo della cultura sulle barriere architettoniche. Abbiamo notato, ad esempio, che ancora molte persone ignorano l’esistenza di dispositivi che agevolano la mobilità e l’autonomia così come non conoscono le normative italiane in materia, e non sanno che esistono importanti agevolazioni fiscali e contributi di legge per l’acquisto dei dispositivi.
Il nostro approccio e la nostra sensibilità al tema si traducono in una metodologia di azione peculiare, che si basa sull’ascolto attento dei fabbisogni dell’utente. Le nostre analisi prendono in considerazione 4 aspetti essenziali: la patologia dell’utente, il tipo di abitazione, l’urgenza dell’intervento, la situazione economica. Sulla base di tutti questi elementi si elabora la soluzione tecnica più adatta e si individua il dispositivo da realizzarsi su misura per il nostro cliente.
Quali sono le carte che la Sardegna può e deve giocare per rafforzare la sua competitività in generale e nel settore in cui lei opera, quello dell’accessibilità?
In Sardegna abbiamo riscontrato alcuni problemi di tipo socio culturale e geografico.
In primo luogo, la frammentazione territoriale: la Sardegna, rispetto ad altre regioni d’Italia, vanta una densità abitativa nettamente inferiore, e questo non è un fattore di poco conto. A ciò si aggiungano infrastrutture spesso non all’altezza, con conseguente penalizzazione degli spostamenti. In ultimo, riscontriamo difficoltà nell’interagire con aziende complementari, tanto che spesso siamo costretti a rivolgerci a fornitori fuori Sardegna.
In secondo luogo, le difficoltà economiche di alcune fasce sociali, che rendono difficile l’acquisto di dispositivi che potrebbero davvero rendere più facile la vita di chi vive questa problematica, e ciò nonostante le agevolazioni pubbliche di cui sopra.
Vi è poi un problema ancora una volta culturale: una certa difficoltà ad accettare l’handicap dal punto di vista psicologico, una certa reticenza e difficoltà di convivere con questa problematica e, dunque, di impegnarsi nella ricerca della soluzione specifica. Purtroppo le barriere mentali a volte si rivelano più forti delle barriera architettoniche: è necessario liberarsi di antichi retaggi che impediscono di vivere serenamente una limitazione alla propria mobilità.
I vostri clienti sono solo privati o vi interessa anche il mercato pubblico? Siete strutturati per partecipare agli appalti pubblici?
Fino ad oggi abbiamo lavorato quasi esclusivamente con il settore privato, il cui mercato è cresciuto molto obbligandoci a gestire e sviluppare questo canale. Ovviamente il settore pubblico ci interessa molto in quanto rappresenta una componente essenziale della domanda e perché è in atto una crescente sensibilizzazione delle pubbliche amministrazioni sulla necessità di attrezzare i luoghi pubblici con dispositivi volti al superamento delle barriere architettoniche. Pensiamo alle stazioni, agli aeroporti, agli ospedali ma anche ai musei e siti culturali. Si tratta dunque di un mercato nel quale intendiamo presto cimentarci, anche perché siamo un’azienda dinamica che vuole collocarsi sempre di più sulla frontiera dell’innovazione.
Sul fronte internazionalizzazione come siete orientati?
Anche l’internazionalizzazione è un auspicio e una frontiera di azione. Per questa ragione siamo interessati alle iniziative che Sportello Appalti Imprese sta portando avanti in Romania: potrebbe essere un modo per entrare nel mercato pubblico partendo da un mercato estero. Sempre per quanto riguarda Sportello Appalti Imprese, guardiamo con estremo interesse ai laboratori di scrittura di offerte per appalti aggiudicati con il criterio della migliore offerta tecnico qualitativa, che riteniamo un servizio di grande qualità e importanza. Tornando alla Romania, riteniamo estremamente valida l’iniziativa in quanto comprendiamo che possano esserci importanti opportunità di lavoro per le aziende sarde.
Rispetto ad altre aziende, avete investito molto nella comunicazione. Il blog è l’unico canale?
No, non è l’unico canale. Abbiamo investito molto sui social network, che non devono essere sottovalutati perché sono una prima finestra, un primo osservatorio per essere informati e per tastare il polso degli utenti. Dal social, oltreché dal blog, otteniamo riscontri diretti sulle nostre soluzioni e allo stesso tempo contribuiamo a fare informazione sui della disabilità e delle barriere architettoniche. La nostra rete di followers è formata da persone interessate a questi argomenti, risultando per noi fonte di stimolo e miglioramento. Infine partecipiamo ad eventi, fiere, seminari sulla disabilità e sull’integrazione, proprio perché interessati a conoscere a fondo il problema, studiare l’efficace applicazione delle normative, capire in che modo possiamo sempre essere innovativi e proporre soluzioni sempre più vicine alle esigenze della nostra utenza.