Cos’è il BIM? Perché viene definito un processo e non un semplice strumento di lavoro?
Ci sono tante definizioni di BIM che cercano di esplicitare in poche parole che cos’è il BIM, una ad esempio è questa:
“Il modello BIM è l’alter-ego digitale della costruzione reale”
Questa definizione è la più sintetica in assoluto, ma contiene un’imprecisione, ovvero fa riferimento solamente al modello; più estesa e completa è invece la seguente:
“il BIM e’ una metodologia di lavoro che consente di ottenere prodotti edilizi di più alta qualità grazie alla condivisione e chiarezza di informazioni di ogni componente”
Per spiegare perché il BIM è un processo utilizzo questo paragone:
Il BIM è come scrivere un tema di italiano, magari sul Manzoni, servono gli strumenti, la penna, il foglio e un dizionario, servono poi delle regole, la grammatica e la punteggiatura che impariamo a scuola e poi servono i contenuti, conoscere l’argomento di cui si sta trattando, il Manzoni nel nostro esempio. Una volta concluso il tema, chiunque può leggerlo e capirlo. E’ chiaro che il tema lo scriviamo da soli, ma, con le stesse regole, strumenti e uno schema organizzativo, potremmo scriverlo a più mani, proprio come avviene nella produzione dell’oggetto edilizio.
Perché il BIM è destinato a modificare radicalmente le modalità di progettazione di un prodotto o di un’opera?
Attualmente nel settore delle costruzioni gli attori sono poco collaborativi e spesso in competizione tra loro, il BIM è l’esatto opposto.
Quali benefici il BIM può avere rispetto all’obiettivo strategico di rendere gli appalti pubblici più efficienti ed efficaci? Può essere davvero uno strumento di semplificazione del settore?
Purtroppo negli appalti pubblici la trasparenza e la semplificazione non sono mai state caratteristiche di punta, specialmente in Italia, speriamo che il BIM possa attenuare queste caratteristiche nocive del settore. Il BIM è un veicolo dell’informazione e rende sistematico e trasparente lo scambio di tutte le informazioni relative al progetto e all’opera correlata. Proprio questa trasparenza nell’accesso e l’interconnessione spinta tra le informazioni nel progetto rende molto difficile “barare”. Quello che il BIM può fare è soprattutto veicolare un cambiamento di mentalità.
Come è posizionato il nostro paese rispetto allo sviluppo del BIM? Siamo all’avanguardia o piuttosto in ritardo? Chi sono i Paesi di punta in questo settore?
Come adozione del BIM l’Italia non è messa male, anzi, siamo nella media europea e soprattutto siamo seduti nei principali tavoli di scrittura delle norme internazionali. L’aumento esponenziale dei bandi BIM di anno in anno è sintomatico che il cambiamento è in atto.
In che modo il BIM è destinato a modificare la professionalità dei professionisti? Quale impatto avrà sulla formazione e le competenze di ingegneri e architetti?
Il principale cambiamento sarà quello di associarsi; il singolo professionista da solo avrà difficolta a muoversi nel mercato e riguardo alla formazione ritengo che non è necessario che tutti gli ingegneri ed architetti si formino su tutto ciò che riguarda il BIM; è impossibile essere omniscenti ed è per questo che stanno nascendo nuove figure professionali dedicate al BIM. Ritengo quindi che una parte di formazione generale sul BIM la dovrebbero effettuare tutti i professionisti ma poi, sarà necessario che solo alcune figure si specializzino su determinati aspetti del processo; ecco perché sarà indispensabile l’associazione tra professionisti.